So che praticamente tutta l'Italia corre un rischio sismico più o meno grande. Le mappe del rischio sono state create dopo il terremoto dell'Irpinia nel 1980, riviste dopo quello di San Giuliano del 2002, aggiornate ulteriormente nel 2006.
So che le modalità di ciascun terremoto sono diverse. L'energia sismica è come la carica di una molla enorme nel sottosuolo, che tiene fino a quando non scatta, di botto. Pensavo che tanti piccoli terremoti ripetuti fossero una buona cosa, che potessero scaricare la molla un pò alla volta e disinnescare piano piano una carica enorme. Non è stato così a L'Aquila.
So che l'attività sismica si può osservare, si possono monitorare i segnali precursori del sisma, si può seguire l'evoluzione progressiva degli eventi. Il dramma del tecnico che ha osservato impotente l'aggravarsi dei segnali precursori dalla sera di domenica è enorme. Ma anche la responsabilità che in questi casi hanno le autorità è pesante. Prevedere non è osservare. Prevedere significa sapere dove e quando con sufficiente anticipo e precisione, altrimenti è peggio. Bisogna evacuare gli ospedali i centri storici le scuole in sicurezza, non peggiorare le cose agendo in modo convulso e insensato e magari nel posto sbagliato.
So che la migliore difesa dal terremoto è la prevenzione. Il rischio c'è, bisogna difendersi costruendo bene.
So che la normativa tecnica si aggiorna e si allinea progressivamente agli standard europei da più di un decennio, ma ... continua a coesistere con la vecchia. Ogni due anni abbiamo un aggiornamento ma ogni volta l'ennesimo decreto "milleproroghe" procrastina il periodo di coesistenza di norme completamente diverse per il calcolo delle strutture.
So che quando un'amministrazione fa una gara per affidare un incarico di progettazione, magari modesto come previsione di spesa ma non per questo meno importante (ad esempio il rifacimento di un vecchio tetto in eternit di una scuola elementare) l'affidamento avviene al massimo ribasso. L'incarico viene affidato a chi costa di meno o all'amico, non a chi ha un curriculum e delle competenze migliori.
So che in Italia si impara dalle tragedie, spero che ognuno impari a fare bene e con coscienza il proprio mestiere. Il lavoro di ciascuno non serva solo al guadagno, ma ognuno si senta prima di tutto artefice responsabile della crescita della sicurezza e del benessere comune.